I gatti thai non sono da confondere con i più famosi parenti siamesi con cui condividono i sacri natali nell’antico regno del Siam (da cui il nome) ma rispetto ai quali hanno caratteristiche specifiche e uniche. Tra i tanti nomi e appellativi che gli sono stati conferiti anche quello di Traditional Siamese (oppure Old-Style Siamese) ci ricorda che questi gatti sono ben più antichi dei nostri “siamesi” cui somigliano sicuramente, ma non così tanto da rientrare nella stessa razza. Non tutte le federazioni li riconoscono ma se siete appassionati di gatti vale la pena di conoscerli. Li apprezzerete.
Gatti thailandesi: un po’ di storia
Per avere le prime notizie di questi gatti bisogna tornare nella capitale del regno Siam del XIV secolo. Qui vengono menzionati e raffigurati per la prima volta nell’antico libro Tamra Mew – I poemi del gatto.
L’Occidente dovrà tuttavia aspettare il buon gusto dei mercanti inglesi, che oltre a sete, spezie, piante e argento, nel XIX secolo porteranno in patria anche questi felini, la cui bellezza non poteva passare inosservata. Manto liscio e rasato – a differenza dei cugini birmani – hanno tuttavia due caratteristiche esotiche comuni: occhi azzurrissimi e un manto per lo più candido, ma focato. Oltre ovviamente alla sacralità che per molti anni ne ha vietato l’uscita dalla Thailandia.
Nel ‘900 il gatto Thai rischia tuttavia di scomparire a vantaggio del più noto gatto siamese, ma la sua forma morbida e tondeggiante (potreste sentirlo chiamare anche Apple-Head Siamese) viene nuovamente valorizzata in anni recenti, insieme all’eleganza dei movimenti. Muscoloso senza essere né tozzo, né troppo aguzzo, è un gatto armonioso e contraddistinto da occhi a forma di limone di un blu che lascia senza parole. Intenso, molto più intenso dell’azzurro che contraddistingue i Birmani.
Nell’antica Thailandia, non a caso, i gatti Thai vivevano alla corte del re che ne rivendicava la proprietà esclusiva e che li aveva insigniti dell’appellativo di “gatti reali sacri”. Venivano allevati dai sacerdoti ed erano considerati i guardiani dei templi. Come vi abbiamo già accennato vietatissimo esportarli senza autorizzazione! Per molti secoli è stato così. Il furto era punito con la morte…
Prima che ai mercanti, una coppia di gatti thai fu data in dono dal re thailandese Padjadipok che decise di omaggiare in questo modo il console britannico Owen Gould
Curiosità sui gatti thai
Il gatto thai viene spesso definito cangatto per le caratteristiche caratteriali che lo portano ad affezionarsi in maniera forte al suo padrone e alla sua famiglia e a seguire gli umani quasi fosse un cane, ma quello che più lo identifica è l’epiteto di “gatto parlante”. Quando miagola i suoi vocalizzi spaziano dalla supplica alla disperazione quasi fosse una persona. Insomma il gatto thai è quasi umano!
A queste magnifiche doti si somma il portato di leggende che lo vogliono gatto di buon auspicio, che adeguatamente trattato porterebbe anche prosperità ai padroni. Sappiate che nel Tamra Maeo Thai è tra le 17 razze che portano fortuna e viene definito “diamante di luna” che in lingua thai suona “Whichien Maat”.
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Articolo a cura di Mariella Marchisio