foto e testi di Christian Grimaccia
Versione originale ed integrale dell’articolo pubblicato dalla rivista InThailandia: leggi articolo
L’arcipelago di Koh Chang e le isole di Koh Mak e Koh Kood
Vivo in Thailandia dal 2004, l’ho girata in lungo ed in largo da Nord a Sud, ma scopro cose sempre nuove in questo sorprendente paese. Non molti sanno, infatti, che a soli 280 km dalla frenetica Bangkok, in direzione sud-est, circa 90 km prima del confine con la Cambogia, si trova un tesoro ancora celato, un arcipelago quasi dimenticato per anni, composto da decine di isole ed isolotti ( sembra siano piu’ di 60 ) per la maggior parte ancora disabitate ed incontaminate.
L’isola di Koh Chang, che in lingua Thai significa “Isola degli Elefanti” e’ la principale dell’omonimo arcipelago e la seconda isola per grandezza della Thailandia dopo Phuket ( in realta’ c’e’ ancora un po’ di incertezza perche’ alcune fonti citano Koh Chang ed altre Koh Samui, attendiamo dunque misurazioni piu’ accurate per poter scioglere il dilemma ).
Dopo aver vissuto per diversi mesi a Bangkok, poi un anno nella famosa Phuket, due anni tra le riaie dell’Isaan e poco prima di trasferirmi nella piccola isola di Koh Tao, che avevo scelto come dimora per i suoi fondali marini e per la sua atmosfera informale, nella mappa che avevo davanti mi incuriosì un gruppetto di isole di cui non avevo mai sentito parlare.
In men che non si dica preparai lo zaino ed iniziai una delle mie missioni esplorative della Thailandia. All’epoca vivevo ancora in Isaan ed a bordo del mio fuoristrada mi apprestavo a coprire i 400 km che dalla provincia di Surin mi separavano da quella di Trat, dove mi sarei imbarcato per Koh Chang.
“Chissà perché ?” – mi chiedevo durante il tragitto – “Per non averne mai sentito parlare forse non sara’ niente di speciale” – pensavo e ripensavo mentre i chilometri diminuivano senza che quasi me ne accorgessi -. Mi ricordo che fu un bel viaggio, con i miei pensieri fissi su quelle isole sconosciute e con la natura dell’ Isaan che mi accompagnava in questa nuova avventura, in un continuo susseguirsi di risaie e piantagioni di eucalipto e caucciù, passando tra i piccoli villaggi di agricoltori dove la vita sembrava ferma da secoli.
Ma ecco che il paesaggio cambia, sono quasi arrivato nella cittadina di Chantaburi ( nota localita’ mineraria famosa per il suo mercato delle pietre preziose ) che mi vedo circondato da una suggestiva vegetazione e poi da sterminate piantagioni di frutta. Negli ultimi 80 km che mi separano dal porticciolo di Trat, dove mi imbarcherò per Koh Chang, il paesaggio che mi si presenta è caratterizzato dalle impenetrabili montagne che segnano i cofini naturali con la Cambogia ( i monti Cardamoni ) e da queste continue piantagioni di frutta. Poco prima di giungere a Trat svolto a destra per prendere una scorciatoia che mi avrebbe portato più velocemente al porto ed ecco che mi aspetta un’altra sopresa: una riserva naturale dove la rigogliosa foresta pluviale si intervalla con coltivazioni di ananas e caucciu. Questa natura lussureggiante, questi villaggi di agricoltori fuori dal tempo, la totale assenza di turisti e dentro di me cominciava a farsi strada una consapevolezza: stavo arrivando in una zona della Thailandia ancora intatta e mi avrebbe riservato molte sorprese.
Finalmente ci siamo, tra le chiome di alberi centenari si comincia ad intravedere un po’ di blu, siamo vicini alla costa ed i miei occhi iniziano a brillare di felicità. L’emozione è grande ed una canzone che suona casualmente alla radio ( la splendida Run di Leona Lewis ) contribuisce a rendere il momento ancora piu’ speciale. Le ultime curve di questa campagna ancora ombreggiata da piante secolari ed eccoci al porticciolo dove partono i traghetti per l’ isola di Koh Chang. Ci sono solo poche macchine e le operazioni di imbarco sono veloci. Scendo dalla macchina e salgo di corsa sul ponte superiore ad ammirare il paesaggio. Come trasportato da una magica energia raggiungo l’estremità della prua, chiudo gli occhi per immortalare quel momento ed inizio ad inspirare il mare che dalle narici mi rientra in circolo. Dopo quasi due anni trascorsi nelle remote campagne dell’ Isaan, ai confini con la Cambogia, i ricordi e le senzazioni provate durante il giro del mondo in barca a vela che feci prima di approdare in Thailandia ( negli anni 2001-2003 ), tornarono ad essere vive dentro di me. La mia mente è di nuovo libera di sognare nuovi orizzonti. Finalmente il vento, il mare ed ecco che arriva anche un gruppo di delfini a darci il benvenuto, ci accompagneranno felici nel tratto che ci separa dall’isola. L’isola di Koh Chang si mostra da lontano in tutta la sua maestà e bellezza, con le sue montagne dalle vette aguzze ricoperte da una giungla millenaria e impenetrabile, l’isola mi fa subito pensare a quella di King Kong. Koh Chang e’ un parco naturale al 90% perchè la foresta pluviale che la ricopre è unica in Thailandia. A Koh Chang si trovano infatti numerose specie sia vegetali che animali autoctone. Vi si possono scorgere l’Hornbill ( l’uccello gigante ) alcune specie di pitone reticolato che esistono solo in questa zona, il Rafflesia Kerrii ossia il fiore piu’ grande del mondo ( https://en.wikipedia.org/wiki/Rafflesia_kerrii ) e poi scimmie, pappagalli, elefanti, cervi, cinghiali, uccelli di tutti i tipi…
In circa 30 minuti di traghetto si arriva sulla costa est di Koh Chang, ma l’isola si è sviluppata nella costa ovest dove le spiagge ed il mare respirano della grandezza del Golfo di Thailandia. Alla guida del mio fuoristrada mi inerpico sulla strada che attraverso una montagna mi farà raggiungere la costa ovest. “WOW”… rimango esterefatto dalla natura che dal finestrino riesco quasi a toccare. I bordi della strada sono ricoperti da felci grandissime, così belle che neanche in Nuova Zelanda ne avevo viste di simili. Subito dietro le felci, i fusti di alberi secolari che si innalzano per decine di metri in altezza, con le loro chiome spettacolari e le loro foglie giganti. Dopo pochi minuti, superata l’ultima salita disegnata dal simpatico ingengere Thailandese, ecco che dall’alto inizio ad intravedere la selvaggia bellezza della costa Ovest di Koh Chang. Non posso fare a meno di fermare la macchina per ammirare questo suggestivo paesaggio dall’alto.
La prima zona che si incontra nell’Isola di Koh Chang è quella di White Sand Beach, la più popolata dell’isola. Questa zona offre un po’ di tutto, lunghissime spiagge di sabbia bianca, hotel e resort di ogni categoria, ristoranti locali e multi-etnici e localini sul lungomare dove poter ammirare fantastici tramonti e trascorrere piacevoli serate sempre in compagnia di nuovi amici. Più si va verso sud e più l’isola torna ad essere silenziosa e discreta. Così si passano Klong Phrao e Kai Bae sino ad arrivare, dopo circa 40 km di una strada molto naif, al villaggio di pescatori di Bang Bao. Un pittoresco villaggio di pescatori su palafitte che oltre a qualche negozietto di souvenir offre un ottima cucina locale a base di pesce e frutti di mare.
Trascorro tre giorni a Koh Chang esplorando la zona, la giungla incotaminata con le sue spettacolari cascate, un giro sul dorso d’elefante nel piccolo villaggio di Klong Son ( nel parte Nord di Koh Chang ) e puro relax nelle spiagge più belle dell’isola. Non mi basta, voglio continuare ad esplorare questo arcipelago. Prendo informazioni e scopro che da Koh Chang si possono raggiungere anche altre isole dell’arcipelago. Visto che mi piace navigare decido di prendere una barca locale in legno. Acquisto un biglietto da 300 THB e parto verso l’ignoto. La prima sosta che facciamo è a Koh Wai, un’isola pittosto piccola dove da anni si ritrova un gruppo di hippies Francesi che ci vivono per alcuni mesi l’anno. L’isola mi piace, attracchiamo alla traballante banchina in legno e migliaia di pesci colorati vengono a salutarci, il colore del mare è blu scuro. Mi riprometto di tornare a Koh Wai, ma decido di proseguire, voglio allontanarmi sempre più dalla costa.
La barca prosegue e la seconda isola che raggiungo dopo 1 ora è Koh Mak. Attracchiamo al piccolo molo del Koh Mak Resort e quello che mi si presenta è uno spettacolo. Salvo una piccola collina, l’isola di Koh Mak è prevalentemente pianeggiante, ma completamente ricoperta di vegetazione, di piantagioni di caucciù e di palme da cocco. Nell’isola vivono non più di 300 persone tra pescatori e locali. Nel momento in cui arriviamo l’acqua è talmente trasparente che si riescono a contare i granelli di sabbia sommersi. La mia compagna di viaggio e’ felice e vorrebbe che ci fermassimo lì. Io no, desidero andare oltre, voglio vedere la misteriosa ed affascinante Koh Kood (o Koh Kut) che già si affacciava all’orizzonte. Ancora non sapevo che la piccola Koh Mak a breve sarebbe diventata la mia isola, l’isola dalla quale oggi, sotto una pioggia battente, vi sto raccontando la storia che mi ha fatto scoprire questi tesori nascosti della Thailandia.
Passano altri 30 minuti ed ecco Koh Kood, la quarta isola per grandezza della Thailandia, ma ancora completamente vergine e sconosciuta al turismo di massa. La barca si ferma per far scendere qualche passeggero nel nord dell’isola e poi prosegue di baia in baia verso sud. Che meraviglia ! Ogni baia ha delle caratteristiche uniche che la differenziano dalle altre, spiagge di sabbia bianchissima si intervallano a scogliere di roccia lavica dalle mille forme. L’unica costante che noto è la limpidezza dell’acqua. Sono circa 3 anni che giro per la Thailandia alla ricerca del mare più bello, di quel mare che nel nostro immaginario assimiliamo spesso alle Maldive, alle Seichelles o alla Polinesia, ma eccolo qui, dinanzi a me, nella splendida e sconosciuta isola di Koh Kood, a circa 280 km da Bangkok. Ho percorso decine di migliaia di chilometri in questa ricerca, da Koh Samui sino a Phuket, da Krabi sino a Koh Lipe, ma il posto più bello di tutti era proprio dietro l’angolo.
Ci fermiamo nella splendida baia di Siam Beach sulla costa ovest dell’isola e dopo qualche giorno proseguiamo verso sud per arrivare nel piccolo Neverland Resort dove un’altra spiaggia mozzafiato ci stava aspettando. Affitto un buon motorino e grazie alla mia passata esperienza nel moto-cross riesco ad esplorare una parte dell’isola. Anche oggi Koh Kood ha pocchissime strade, ma all’epoca non erano lastricate come ora, cosa che rendeva il girare l’isola piuttosto avventuroso. In pochi giorni cercai di vedere il più possibile: quasi tutte le baie della costa ovest e di quella sud. La foresta pluviale che caratterizza l’interno dell’isola, una foresta vergine con piante millenarie di grandezza ed altezza mai viste, splendide cascate dove è possibile nuotare o farsi massaggiare i piedi dai pesciolini che ci vivono. Foreste di mangrovie e fiumi che vi si perdono in intricati labirinti. Isolotti e barriere coralline perfette per lo snorkelling, le immersioni e la pesca subacquea. Piccoli villaggi di agricoltori sulle colline e di pescatori sulle palafitte in riva al mare. Una scuola, un piccolo ospedale ed una minuscola stazione di polizia. Avevo riscoperto l’ eden sulla terra e già sapevo che da questi posti non me ne sarei piu’ andato.
Passo le giornate a pensare e lavorare nella veranda della mia casa a Koh Mak con lo sfondo del mare e della vicina Koh Kood. Quando ho qualche giorno di libertà mi piace viaggiare in compagnia di mio figlio Jonathan che e’ nato proprio a Koh Mak quasi 8 anni fa’. Durante il periodo migliore, che in questa zona va da Novembre ad Aprile, con Jonny ci divertiamo a navigare intorno a Koh Mak, Koh Kood ed il parco marino di Koh Rang, fermandoci di tanto in tanto in qualche baia da sogno, solitaria, in perfetta sintonia con il mare e la natura di questi posti meravigliosi.
Note finali:
E’ del Febbraio 2015 un articolo del New York Times secondo il quale la vera Thailandia si puo’ riscoprire nelle sonnolente Isole di Koh Chang, Koh Mak e Koh Kood ( Leggi l’articolo ) e non sarà un caso che una delle catene più esclusive di eco-resort ha scelto proprio Koh Kood per il suo Soneva Kiri, l’unico eco-resort 6* in Thailandia.
InnViaggi Asia ha anticipato di circa 10 anni sia il New York Times che il Soneva Kiri ed infatti e’ una delle pochissime agenzie di viaggio e tour operator in grado di offrire il meglio di questo arcipelago.
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