La vera Thailandia, articolo del New York Times: inglese
Sotto il caldo sole di mezzogiorno, verso la fine del 2013, Allen Stewart osservava la scena che gli si prospettava: Il Golfo di Thailandia, con tutte le sue variazioni di blu, si estendeva a perdita d’occhio. A ovest le frastagliate cime della foresta pluviale di Koh Chang, con le sue acque color smeraldo, a est i monti Cardamani della Cambogia. Spiagge tropicali di sabbia bianca ricoperte di palme da cocco.
“Ho cercato per anni per una cosa del genere,” Mr. Stewart, 60 anni, esclama con il cuore quasi in arresto cardiaco. “Sono cresciuto nello Yellowstone – e come si fa a competere con quello ? Ma quando ho visto questi paesaggi, ci sono voluti circa tre secondi per dire, ‘questo è quello che stavamo cercando.’ “
Mr. Stewart ha iniziato ad amare questi posti nel 2011, quando con sua moglie hanno aperto la Thaidaho Vista, una guest-house nella piccola isola di Koh Mak. Ed è questa ricerca appassionata di tranquillita, e le bellezze naturali della “vera Thailandia,” che sta’ rapidamente scomparendo nelle mete piu’ turistiche – che sta attirando persone come il signor Stewart ed altri viaggiatori in posti come l’isola di Koh Mak e la sua sorella maggiore, la splendida isola di Koh Kood ( o Kut ), a circa un’ora di barca di distanza, nella partee st del Golfo di Thailandia, non lontano dal confine con la Cambogia.
Le note destinazioni balneari di Thailandia – quali Phuket e Koh Samui – sono mondi lontani da queste isole ricoperte di palme, da queste gemme addormentate, dove è molto più probabile incontrare cani e maialini selvatici passeggiando lungo la strada e poi all’improvviso innanzi un tratto di sabbia e mare tutto per sé, piuttosto che spiagge piene di ombrelloni e lettini.
“Molte persone sono di passaggio, perché nelle isole c’e’ ben poco da fare dopo le 21:00,” ha detto un turista tedesco, Anja Doebbelin, 33, che visitò l’isola nel 2010 prima di ritornarci alla fine del 2013.
Ovviamente, per molti viaggiatori, questo tipo di atmosfera rende ancor più attraente il posto: Quella mattina, la signora Doebbelin aveva nuotato per un’ora in acqua cristallina nella vicina isola di Koh Rayang Nok, ben nota per lo snorkeling e solo pesci tropicali erano stati i suoi compagni, ha riferito entusiasta la signora.
“Queste sono solo alcune delle cose incredibili che si possono fare in queste isole”, mentre si sorseggia un frullato di mango al Food Art Hut, un piccolo localino all’aperto sotto un tetto di paglia illuminato con lanterne. Questo e ‘tipico di Koh Mak, poche attivita’, piccole ed a conduzione familiare.
Koh Mak è poco conosciuta dalla maggior parte dei turisti e questo e’ il frutto di una decisione presa dalle cinque famiglie che possiedono gran parte dell’isola, discendenti di Luang Prompakdii, il quale, spaventato dallo sviluppo incontrollato che sta’ inghiottendo le spiagge un tempo incontaminate della Thailandia, hanno deciso di unirsi al fine di mantenere resort piccoli e l’habitat naturale il piu’ intatto possibile.
Due dozzine di alberghi si trovano lungo le coste dell’isola, che vanno da semplici bungalow da $ 15-a-notte sino a boutique resort come il Plub Pla le cui ville in stile contemporaneao sono collegate da passerelle di legno sollevate.
Warisara Ariyawongpreecha, una ragazza nativa di Bangkok con un ampio sorriso, ha visitato Koh Mak nel 2008 mentre insegnava cucina Thai nella popolare Koh Chang, a soli 15 chilometri di distanza. Sedotta dalla bellezza naturale incontaminata di Koh Mak ha trasferito la sua attività nell’isola e ora insegna i segreti della cucina Thai a Koh Mak, una scuola di cucina lungomare dove si può ammirare il tramonto mentre si assaggiano i risultati del proprio lavoro.
Un’altra testimonianza e’ quella della signora Ariyawongpreecha, 41 anni, secondo la quale i molti residenti sono diretti verso uno sviluppo responsabile dell’isola. “Le famiglie di Koh Mak mandano i loro figli a scuola a Bangkok, dice, ma una volta che ci arrivano, a loro non piace l’inquinamento, il traffico, il rumore,” e “Tornano ad apprezzare quello che abbiamo qui nell’isola.”
Ed è facile capire perché. Una giornata su due ruote lungo una corsia stradale dell’isola dimostra quanto beatamente poco c’è da fare al di là di nuotare, prendere il sole o semplicemente guardare i boschi e i campi di erba ondeggianti. (Biciclette e moto si possono affittare facilmente nell’isola, l’importante e’ fare attenzione agli animali che sonnecchiano in mezzo alla strada.)
Nell’isola si possono organizzare escursioni su tipiche barche di legno o in alternativa organizzare una giornata di snorkeling o immersioni con quelli della Koh Mak Divers per vedere banchi di pesci tropicali dai mille colori che popolano il Parco Marino di Koh Rang. Si puo’ fare una passeggiata lungo la spiaggia prima di un massaggio in riva al mare. Naturalmente avrete bisogno di mangiare in uno dei tanti ristorantini dell’isola che servono pesce e frutti di mare.
Mentre le dimensione di Koh Mak le conferiscono un aspetto gestibile ed accomodante, l’isola di Koh Kood (o Koh Kut), solo un breve tragitto in barca verso sud, è la sua selvaggia, maestosa, incredibilmente bella controparte. Combinare le due isole in un solo viaggio è vivamente raccomandato.
Con le sue 40 miglia quadrate, Koh Kood ( Koh Kut ) è la quarta isola più grande della Thailandia, ma rimane quasi intatta. Chilometri di spiagge non sviluppate, spiagge di sabbia bianca che toccano l’acqua turchese che si sogna in una fredda giornata d’inverno; splendide cascate nascoste in una foresta pluviale che è sede di antichi alberi di Banyan, ai quali si attribuiscono poteri spirituali; foreste di mangrovie incontaminate popolate da lucciole che organizzano uno spettacolo di luci ogni notte diverso.
“La foresta è pulita, l’acqua è pulita. È così puro qui “, dice Chompoonuch Deeprawat, il direttore generale del Bann Makok il Getaway, una raccolta di case di pescatori trasformato in alloggi rustici da un gruppo di amici di Bangkok nel 2010.
Durante una tarda mattinata, gli ospiti oziavano sul ponte di legno della Bann Makok in riva ad un fiume di mangrovie, dondolando sulle amache, fanno una pausa nella lettura per uscire in kayak. “Di notte, il cielo è pieno di stelle, ci sono lucciole tra gli alberi e le stelle in acqua”, ha detto la signora Deeprawat riferendosi al plancton fosforescente che caratterizza le acque circostanti. “Tutto brilla. E ‘magico “.
Koh Kood e’ entrata nella scena dei viaggi nel 2009 con l’apertura del ultra-lusso resort Soneva Kiri, un marchio molto noto per creare alloggi esclusivi nelle zone più incontaminate del mondo. Da allora, solo una manciata di proprietà hanno aperto nell’isola e lo sviluppo avviene molto lentamente.
La spiaggia piu’ ampia che si estende a sud della località Shantaa, per esempio, è cambiata poco da quando la proprietà a conduzione familiare con sole 15 camere ha inaugurato nel 2005, in una piantagione di cocco. E ci sono poche ragioni per lasciare questo piccolo angolo di paradiso. Il servizio è eccellente e i bungalow eleganti, con pareti bianche, bagni esterni e grandi portici per osservare le stelle. Terapisti stagionali offrono massaggi tailandesi in padiglioni in legno all’aperto, e un’ottima cucina locale a base di pesce viene servita presso i ristoranti anche all’aperto.
“Ci auguriamo che Koh Kood non sarà come le altre isole turistiche della Thailandia”, ha detto Yongwut Prugsanuwong, uno dei proprietari di Shantaa. “Preferiamo una crescita graduale così l’ambiente resta tranquillo. Cerchiamo di mantenere il ritmo al Shantaa più lento possibile, non importa come e’ la vita fuori. “
Per ora, l’abbondanza di Koh Kood di bellezze naturali è grande quanto la mancanza di opzioni di consumo. Ci sono alcuni ristoranti di cui parlare, non ci sono negozi di souvenir, senza traffico e solo uno o due bar traballanti dove è possibile guardare il cielo sorseggiando una birra Chang fredda.
Cassie e Mathew Bartley, di Londra, hanno trascorso quattro giorni in luna di miele a Koh Kood. Quando non erano a prendere il sole in spiaggia o a sorseggiando sauvignon blanc al tramonto, facevano un giro dell’isola in moto o kayak, fermandosi nelle spiagge deserte e lagune trasparenti.
“Non c’era assolutamente nessuno in giro,” ha detto Mr. Bartley del kayak. “C’è solo una cosa su quest’isola, spazio e tranquillita’.”
Rachael Birchenough, manager del Soneva Kiri, venne la prima volta a Koh Kood solo per condurre una formazione del personale di sei mesi. Tre anni dopo è ancora sull’isola, accompagna gli ospiti a fare in gite in barca o a visitare altri luoghi di interesse come le cascate segrete.
“Quando sono arrivata a Koh Kood, mi sentivo come se avessi scoperto un segreto”, ha detto. “Il lavoro mi ha portato qui, ma è l’isola che mi ha fatto stare.”
Leggi l’articolo originale del New York Times ( in Inglese )