Tibet: Scheda Paese ed Informazioni Generali

Tibet: Il tetto del Mondo

Tra Natura, Buddha, Monasteri e Meditazione…



Tour, Trekking e proposte viaggio per il Tibet

Tibet in breve

Il Tibet è una Provincia Autonoma della Repubblica Popolare Cinese e quindi, politicamente, fa parte della Cina a tutti gli effetti . Questo luogo misterioso e mistico è conosciuto a livello mondiale anche per l’interesse suscitato dalla figura del Dalai Lama – Capo di Stato del Tibet – che da Dharamsala, in India, presiede il Governo Tibetano in esilio.

Tibet e Religione

La religione ufficiale del Paese è il cosiddetto Bon, una religione polidemonistica in cui la magia riveste un’importanza notevole. Ed è all’influsso di questa dottrina sciamanica che il buddhismo tibetano deve il suo particolare carattere.

Il buddhismo mahayana, nella sua forma tibetana anche detta lamaismo, è penetrato a fondo nel Paese e fino al 1950 il Tibet ne è stato custode, sia nella variante mahayana che in quella vajrayana (tantrismo).

Il Dalai Lama, ritenuto un’incarnazione del Buddha della compassione, ne è il capo politico e spirituale.

Quando partire per il Tibet?

Il clima del Tibet

L’immenso altopiano del Tibet, anche chiamato “tetto del mondo”, va ben oltre i confini politici disegnati dalla regione autonoma cinese Xizang, che ha preso il posto dello stato del Tibet. L’altopiano si estende, infatti, anche per buona parte della confinante provincia del Qinghai, che si trova ad est. Quest’area presenta un clima abbastanza uniforme: gelido, ma secco in inverno, e mite o al massimo fresco in estate. Con notevoli escursioni termiche tra notte e giorno, a causa del forte sole in alta quota. Il nord è un po’ più freddo del sud, ma le temperature variano soprattutto con la quota. L’unica differenza sostanziale tra le diverse aree è che la parte orientale è influenzata del monsone estivo, per cui in estate presenta piogge, a volte anche abbondanti.

Lhasa, la capitale, si trova nella parte orientale della provincia omonima, mentre tutta la parte centro-occidentale del Tibet è praticamente disabitata in quanto desertica. E se durante l’inverno il Tibet non è la parte più fredda della Cina, lo è nelle altre stagioni a causa dell’alta quota.

L’estate: il periodo miglior per visitare il Tibet

Il periodo migliore per visitare il Tibet è quindi l’estate. Per Lhasa e per la parte orientale potrete orientarvi su maggio e settembre. In questo modo eviterete il grosso delle piogge estive. Mentre per le località poste a quote più alte, e per la zona occidentale che è più secca, è preferibile il periodo da giugno ad agosto. Potrete in questo modo ridurre il rischio di freddo notturno, che sopra i 4.000 metri è inevitabile.

Nelle mezze stagioni, invece, il clima è variabile. Può fare molto freddo con gelate e brevi nevicate, soprattutto nelle ore più fredde. Mentre il giorno può essere mite e soleggiato. Chi sopporta il freddo può, tuttavia, scegliere anche le mezze stagioni e godere dei cieli limpidi che consentono di osservare le montagne anche a grandi distanze.

Come ottenere il visto per il Tibet?

Tenete presente che il Tibet è una provincia della Cina. Quindi per entrare nel Paese è necessario il passaporto valido con qualche pagina bianca, e il visto cinese. Se partecipate ad un viaggio organizzato, sarà l’agenzia stessa a richiedere un visto collettivo. Le autorità cinesi scoraggiano i viaggiatori indipendenti e sono restie a fornire indicazioni telefoniche. A questo proposito vi consigliamo, nel richiedere il visto, di non specificare che intendete visitare il Tibet, ma che, più genericamente, intendete andare in Cina. In genere il visto è ottenibile in circa 1 settimana.

Oltre al visto cinese, per entrare in Tibet è necessario anche un permesso speciale: l’ATP, Alien Travel Permit.
Prenotando presso il nostro tour operator sarete seguiti nelle varie fasi di ottenimento del visto, che per viaggiatori indipendenti non è semplice da ottenere.
Per alcuni periodi dell’anno le autorità cinesi impediscono l’ingresso in Tibet. Quindi è bene che prenotiate con anticipo il viaggio in Tibet, in modo da poter verificare che in quel periodo le frontiere siano aperte.

Il Tibet in cifre

Superficie: 1.223.599 km²
Popolazione totale: 2.700.000
Lingua ufficiale: Tibetano
Altre lingue parlate: Cinese
Religione: Buddismo

Origini etniche: principalmente tibetani. Altri gruppi etnici includono i Monpa, Lhoba, Mongoli e Hui. Dopo l’annessione cinese del Tibet, l’etnia prevalente è quella dei cinesi Han.
Forma di Stato: Regione Autonoma della Repubblica Popolare Cinese.

L’economia del Tibet

Il Tibet, a causa delle scelte politiche, della tradizione monastica buddista e del particolare territorio, è una regione scarsamente industrializzata. La sua economia è dunque dominata dall’agricoltura di sussistenza (di riso, orzo, grano, frutta) e dall’allevamento (di yak, cavalli, capre, pecore). Lo yak in particolare rappresenta una delle maggiori fonti di sussistenza per le famiglie rurali in quanto viene utilizzato come forza motrice per il lavoro nei campi, per la produzione di latte e derivati ed, infine, per la sua carne. Dal sottosuolo, ricco di risorse minerarie, si estraggono invece carbone, uranio, oro e pietre preziose.

Gli ultimi anni hanno portato ad un’apertura al turismo, quasi esclusivamente interno, promosso anche dalle autorità cinesi. La linea ferroviaria inaugurata nel 2006, che unisce Lhasa alla città cinese di Golmud, nel Qinghai, potrà forse aiutare l’economia tibetana, attualmente in una situazione di relativa incertezza e povertà.

Tibet: un pò di storia

Nel 1716 con l’arrivo del Gesuita Ippolito Desideri a Lhasa, iniziano i primi contatti con l’occidente. La prima missione britannica entra, invece, in Tibet, nel 1774. Seguita dall’invasione nepalese, che viene fermata grazie all’aiuto delle truppe cinesi accorse in aiuto dei tibetani. Mentre nel 1904 è una spedizione militare di truppe del Regno Unito a invadere il Tibet, arrivando fino a Lhasa e costringendo il Dalai Lama a fuggire in Mongolia.

Nel 1910 truppe dell’impero Cinese occupano parte orientale del Tibet conquistando anche Lhasa. Solamente nel 1912 il Dalai Lama riprende il pieno potere in Tibet senza alcuna influenza estera. Nel 1933 alla morte del XIII Dalai Lama, Tensing Gyatso diventa il XIV Dalai Lama. Nel 1940, a soli 18 anni di età, l’attuale Dalai Lama, acquisisce i poteri spirituali di capo della comunità buddista del Tibet.

Il Dalai Lama costretto ad abbandonare il Tibet

In una visione profetica un Dalai Lama del passato pare aver preannunciato: “quando l’uccello di ferro volerà, verrà l’uomo rosso e la distruzione”… Nel 1949, Mao Tsedong proclama la fondazione della Repubblica Popolare della Cina a Pechino. Nel 1950 il Dalai Lama fugge in esilio verso il Sikkim, ma poco dopo ritorna a Lhasa per le rassicuranti dichiarazioni fatte dai cinesi che dichiarano di non voler interferire sulla vita in Tibet.

In realtà, nel corso della storia, la Cina  ha sempre considerato il Tibet parte del suo Impero. Per questo nel 1951, l’esercito cinese invade Tibet Lhasa (anche su richiesta di rappresentanti governativi tibetani). Le autorità cinesi, inizialmente, non interferiscono sulla politica interna del paese, lasciando il governo tibetano ad esercitare il suo potere. Ma successivamente la situazione precipita. Dopo varie rivolte contro le autorità cinesi da parte del popolo tibetano, il Dalai Lama decide di fuggire. Scappano anche l’elitè feudale e i monaci, temendo l’aria di rivoluzione che spira dalla vicina Cina. Gli unici che rimangono nel paese sono i poveri.

La rivoluzione culturale cinese e gli effetti sul Tibet

Nel 1964 la Cina dichiara formalmente il Tibet “Provincia Autonoma del Tibet”. Ma un periodo molto oscuro della recente della cinese porta i suoi devastanti effetti anche in Tibet. La rivoluzione culturale degli anni dal 1966 al 76 porta studenti ed estremisti, fomentati dal regime, a condannare ogni forma d’opinione diversa dalla loro. Monasteri, templi e ogni altra forma d’arte, viene distrutta.

Il Dalai Lama non tornerà più in Tibet; la situazione della comunità in esilio, i vari appelli, le conferenze e gli incontri segreti, non hanno alcun esito positivo. Nel gennaio del 2000 fugge dal Tibet anche il quattordicenne Karmapa Lama, il secondo capo spirituale dei tibetani, attraversando a piedi l’Himalaya, per incontrare il Dalai Lama a Dharamsala in India. Circa 2500 tibetani lasciano la loro patria ogni anno.

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