Trekking al campo base dell’Everest
Paesaggi montani mozzafiato, cultura sherpa e magnifiche vedute dell’Ama Dablam sono le principali attrattive del trekking al campo base dell’Everest, famoso in tutto il mondo e molto battuto dagli escursionisti. Consultate le proposte di viaggio e prenotate!
Tutti conoscono l’Everest o ne hanno sentito parlare, per questo il trekking al campo base dell’Everest è uno dei più famosi. Il percorso offre molte attrattive, non ultima la possibilità di dire con orgoglio di essere stati sulla montagna più alta del mondo. Più di ogni altro sentiero, questo porta ad alta quota nel cuore dell’Himalaya, dove avrete modo di ammirare pittoreschi villaggi e Gompa e di familiarizzare con le popolazioni sherpa della regione del Solu Khumbu. Buona parte del trekking si svolge attraverso il Parco Nazionale di Sagarmatha, sito protetto dall’UNESCO, abitato da cervi muschiati, panda rossi, leopardi delle nevi, orsi neri e spettacolari specie di fagiani.
Tra andata e ritorno, partendo dalla pista di atterraggio di Lukla, il trekking al campo base dell’Everest richiede almeno 14 giorni, ma conviene programmare una settimana in più per visitare le meravigliose e meno battute valli laterali.
In caso di arrivo diretto a Lukla, sono da calcolare bene i giorni necessari all’acclimatamento a Namche e Pheriche per evitare il mal di montagna.
Il punto più alto del percorso è Kala Pattar (5545 metri), una vetta da cui la vista spazia sull’Everest e sulla seraccata del Khumbu.
Tappa numero 1
Una volta atterrati a Lukla si scende fino al villaggio di Cheplung. Da qui il sentiero segue il versante della Valle del Dudh Kosi prima di risalire fino a Ghat, da cui si arrampica ancora fino a Phakding, dove si trovano diversi lodge a 2610 metri.
Tappa numero 2
Dopo aver attraversato il fiume su un lungo ponte ondeggiante, il sentiero segue la riva e risale fino Benkar (2700 metri); poco oltre, il sentiero scavalca un ponte sospeso sul Dudh Kosi e si sposta nuovamente sulla riva orientale per poi salire fino Chumoa.
Per raggiungere Monjo (2800 metri), che offre buone sistemazioni per la notte, si percorre un breve tratto nella foresta. Alla stazione di ingresso del Parco Nazionale di Sagarmatha si deve mostrare il biglietto, o acquistarne uno, e registrare la tessera TIMS, per poi scendere e attraversare il Dudh Kosi. Una volta giunti sulla riva opposta, il tratto fino a Jorsale, l’ultimo insediamento che si incontra prima di Namche Bazaar, è breve. Il sentiero attraversa nuovamente il fiume e torna sulla riva orientale prima di arrampicarsi fino al ponte sospeso sul Dudh Kosi.
Da qui a Namche Bazaar (3420 metri) sono necessarie due ore buone di cammino poiché è il primo tratto in cui potrebbero insorgere problemi relativi all’altitudine. Quindi prestate attenzione, l’andamento deve essere lento!
Tappa numero 3
Namche Bazaar è il più importante centro commerciale e amministrativo dell’intera regione di Solu Khumbu, dove si trovano negozi di attrezzature da trekking, ristoranti, panetterie, farmacie, alberghi, un ufficio postale, un cambio valuta, uno sportello bancomat e alcuni internet bar. Il consiglio è di visitare l’ufficio del Sagarmatha Control Committee per informazioni sulle attività di salvaguardia ambientale del territorio organizzate nella regione. Da non perdere una visita al centro visitatori del Parco Nazionale situato sul crinale che sovrasta la cittadina.
Sono molte le attività praticabili in questo luogo, dove bisognerebbe fermarsi almeno un giorno per dare modo all’organismo di acclimatarsi. Perfetta per questo scopo è una camminata di 6-7 ore tra andata e ritorno, fino Thame, a ovest di Namche.
Tappa numero 4
La strada, leggermente più lunga, che collega Namche Bazaar a Tengboche passando da Khumjung e Khunde è più interessante di quella diretta. Il tracciato ha inizio con la salita alla volta della pista di atterraggio di Syangboche, sopra la quale si trova l’Hotel Everest View, citato nel Guinness dei Primati come l’albergo più in alto del mondo.
Dall’albergo o dalla pista di atterraggio si prosegue alla volta di Khunde (3840 metri) e quindi di Khumjung (3790 metri), per poi ricongiungersi al percorso diretto per Tengboche. Il famoso Gompa, sullo sfondo dell’Ama Dablam, dell’Everest e di altre cime, fu raso al suolo da un incendio nel 1989, ma come la fenice è rinato dalle sue ceneri.
In corrispondenza del plenilunio di ottobre/novembre il cortile del monastero si anima con la pittoresca festa di Mani Rimdu, che prevede spettacoli di opera tibetana e di danzatori mascherati.
Tappa numero 5
Oltrepassata Tengboche l’altitudine inizia a farsi sentire. Il tracciato scende a Debuche, attraversa il fiume Imja Khola e torna a salire nella foresta di rododendri, passando accanto a bellissime pietre mani, fino a raggiungere Pangboche (3860 metri). Il Gompa di Panboche è il più antico del Khumbu e fino al 1991 custodiva quelli che si riteneva fossero il cranio e la mano di uno yeti. Il villaggio è un ottimo luogo per la sosta del pranzo. Il sentiero sale poi da Shomare e Orsho fino a Pheriche (4240 metri).
Tappa numero 6
Anche a Pheriche si dovrebbe trascorrere un giorno di acclimatamento. Come in precedenza, una camminata a una quota più elevata è preferibile a riposo. Tra le possibili destinazioni ci sono i villaggi di Dingboche e Chhukung, con passeggiate molto belle. Dal Gompa di Nangkartshang, sul crinale a nord di Dingboche, potrete ammirare vedute del Makalu (8462 metri), la quinta montagna più alta del mondo.
Tappa numero 7
Il sentiero sale a Phulang Kala (4340 metri) e quindi a Duglha (4620 metri). Sono solo due ore di cammino, ma il consiglio dei medici è quello di trascorrere la notte a Phulang Kala per favorire l’acclimatamento.
Tappa numero 8
Da Duglha il sentiero sale direttamente sulla morena terminale del Ghiacciaio del Khumbu per circa un’ora. Poi svolta a sinistra verso una serie di monumenti eretti in memoria degli alpinisti e degli sherpa deceduti in montagna, tra cui quello dedicato a Scott Fischer, che perse la vita nel 1996. La vista spazia sul Pumori. Con una breve salita si raggiunge, infine, il villaggio di Lobuche (4930 metri).
Tappa numero 9
Il ritorno da Lobuche a Gorak Shep (5160 metri) richiede un paio d’ore e lascia il tempo per salire sul Kala Pattar (tre ore andata e ritorno). A quota 5545 metri, questa vetta offre alcune delle vedute più spettacolari dell’Everest, senza dover per forza raggiungere la cima.
Gorak Shep fu il campo base della spedizione svizzera sull’Everest del 1952.
Tappa numero 10
Da Gorak Shep ci vogliono 6 ore di cammino lungo un percorso ad anello per raggiungere il campo base dell’Everest (5360 metri). Il ritorno di due ore a Lobuche sembra facile rispetto a tutta la strada fatta in salita e si può decidere di continuare per altre 3 ore scendendo fino a Dingboche o Pheriche in un’unica giornata.
Tappa conclusiva
Gli ultimi giorni (circa tre) sono utili per tornare a Lukla, toccando Tengboche e Namche Bazaar. Una bella variante che regala vedute stupende è la deviazione di 6 giorni che porta da Namche Baazar alla Valle di Gokyo e culmina con lo spettacolare scenario del ghiacciaio e del lago che si può ammirare dai 5360 metri del Gokyo Ri.
Qual’è il periodo migliore per il trekking al campo base dell’Everest e come arrivare
Il periodo migliore per effettuare il trekking al campo base dell’Everest va da ottobre a dicembre. Il punto d’inizio e il punto di conclusione coincidono nella città di Lukla. Quasi tutti gli escursionisti diretti all’Everest preferiscono viaggiare in aereo da Kathmandu fino a Lukla per ottimizzare il tempo trascorso in alta montagna.
Cosa aspettate a partire per un affascinante trekking al campo base dell’Everest? Contattateci!
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